Caro Babbo Natale,
questa è una storia vera. Sono Alessandro. Ti scrivo con le mani della mia mamma che, non so come, ha trovato il tempo di dedicarsi un attimo a cose che non siano prioritarie. La vita della mia mamma è sempre stata fatta solo di cose prioritarie e importanti. Mai di cose futili, superflue e che fanno veramente bene all'anima. Da quando sono nato io, ovviamente, è stato peggio.
Lei è una che combatte. Ha un carattere che glielo permette, per fortuna. Come tutti i bimbi anche io ho il diritto di scriverti la mia lettera, sperando che ti arrivi in tempo. Ma la fede, che è quel che è, ti consente anche di sperare l'inverosimile. Mia mamma diceva sempre che quella di prima era la sua vita di scorta. Che non era quella la vita cui lei era destinata. Forse per mantenere viva la speranza nel cambiamento, forse per ironizzare amaramente, non lo so. Ma da quella vita siamo scappati più o meno un mese fa. Scappati via come due ladri, come se avessimo noi colpa. Io ero pure senza scarpe e senza cappotto. La mia mamma davanti all'annesima aggressione fisica mi ha preso in braccio ed è corsa giù dalle scale. Siamo arrivati da un'altra parte quasi senza niente e adesso dobbiamo ricominciare da zero. Io quella sera non è che ho capito molto. Ho visto solo la mia mamma gridare speventata e prendermi di peso, all'improvviso, mentre stavo guardando i cartoni. E portarmi via da una persona che mi dava spesso dello stupido, cretino, idiota, quelle rare volte che si accorgeva della mia esistenza. Io sono un bimbo che per fare qualche passo avanti impiega i suoi tempi. Forse avrei dovuto essere un po' più sveglio per piacere veramente a quel signore. Ma, Babbo Natale, tu sicuramente sai che i figli (come i genitori) non si scelgono e non sono nostri. Questo la mia mamma lo dice sempre. Adesso la vedo straziata, preoccupata, angosciata da quello che ci aspetta. Non ha ancora metabolizzato ttute le violenze psicologiche che, chi gliele ha perpetrate, neanche si è reso conto di averlo fatto. Abbiamo bisogno di chiarezza, di capire cosa fare. Perchè il nocciolo della questione, in definitiva, sono io. La mia mamma si chiede dove è meglio stare: se tornare dove eravamo, ma in un'altra casa rischiando di ritrovarci il lupo cattivo fuori la porta o se restare dove siamo, rischiando però di interrompere un percorso psicologico per me comunque importante. L' ho vista spesso piangere e le ho dato tanti baci. L'ho stretta a me e se avessi saputo parlare bene le avrei forse detto che tanto lei e io ce la faremo. In un modo o nell'altro. Posso dirti anche come sto io, babbo natale: meglio. Sono più tranquillo, meno nervoso, meno capriccioso, meno insofferente. Tuttavia il futuro è importante, perciò ti chiedo di aiutare la mia mamma a scegliere per il meglio. A guidarla verso il percorso giusto. A mettere sulla sua strada le persone che veramente potranno aiutarci. A darle dei segni chiarificatori in modo tale che possa decidere bene dove andare e cosa fare. A parte questo io non so quale gioco chiederti. Ne vedo così tanti, in giro... Portamene uno tu. Uno che vuoi tu. Io sono un bimbo che si accontenta.
Grazie.
Un abbraccio
Alessandro
questa è una storia vera. Sono Alessandro. Ti scrivo con le mani della mia mamma che, non so come, ha trovato il tempo di dedicarsi un attimo a cose che non siano prioritarie. La vita della mia mamma è sempre stata fatta solo di cose prioritarie e importanti. Mai di cose futili, superflue e che fanno veramente bene all'anima. Da quando sono nato io, ovviamente, è stato peggio.
Lei è una che combatte. Ha un carattere che glielo permette, per fortuna. Come tutti i bimbi anche io ho il diritto di scriverti la mia lettera, sperando che ti arrivi in tempo. Ma la fede, che è quel che è, ti consente anche di sperare l'inverosimile. Mia mamma diceva sempre che quella di prima era la sua vita di scorta. Che non era quella la vita cui lei era destinata. Forse per mantenere viva la speranza nel cambiamento, forse per ironizzare amaramente, non lo so. Ma da quella vita siamo scappati più o meno un mese fa. Scappati via come due ladri, come se avessimo noi colpa. Io ero pure senza scarpe e senza cappotto. La mia mamma davanti all'annesima aggressione fisica mi ha preso in braccio ed è corsa giù dalle scale. Siamo arrivati da un'altra parte quasi senza niente e adesso dobbiamo ricominciare da zero. Io quella sera non è che ho capito molto. Ho visto solo la mia mamma gridare speventata e prendermi di peso, all'improvviso, mentre stavo guardando i cartoni. E portarmi via da una persona che mi dava spesso dello stupido, cretino, idiota, quelle rare volte che si accorgeva della mia esistenza. Io sono un bimbo che per fare qualche passo avanti impiega i suoi tempi. Forse avrei dovuto essere un po' più sveglio per piacere veramente a quel signore. Ma, Babbo Natale, tu sicuramente sai che i figli (come i genitori) non si scelgono e non sono nostri. Questo la mia mamma lo dice sempre. Adesso la vedo straziata, preoccupata, angosciata da quello che ci aspetta. Non ha ancora metabolizzato ttute le violenze psicologiche che, chi gliele ha perpetrate, neanche si è reso conto di averlo fatto. Abbiamo bisogno di chiarezza, di capire cosa fare. Perchè il nocciolo della questione, in definitiva, sono io. La mia mamma si chiede dove è meglio stare: se tornare dove eravamo, ma in un'altra casa rischiando di ritrovarci il lupo cattivo fuori la porta o se restare dove siamo, rischiando però di interrompere un percorso psicologico per me comunque importante. L' ho vista spesso piangere e le ho dato tanti baci. L'ho stretta a me e se avessi saputo parlare bene le avrei forse detto che tanto lei e io ce la faremo. In un modo o nell'altro. Posso dirti anche come sto io, babbo natale: meglio. Sono più tranquillo, meno nervoso, meno capriccioso, meno insofferente. Tuttavia il futuro è importante, perciò ti chiedo di aiutare la mia mamma a scegliere per il meglio. A guidarla verso il percorso giusto. A mettere sulla sua strada le persone che veramente potranno aiutarci. A darle dei segni chiarificatori in modo tale che possa decidere bene dove andare e cosa fare. A parte questo io non so quale gioco chiederti. Ne vedo così tanti, in giro... Portamene uno tu. Uno che vuoi tu. Io sono un bimbo che si accontenta.
Grazie.
Un abbraccio
Alessandro
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